Omelia dell’Arcivescovo Mons. Giovanni Accolla per l’inaugurazione della Visita Pastorale “Un tesoro in vasi di creta” Basilica Cattedrale, 17 settembre 2023
Carissimi presbiteri, diaconi,
gentili autorità civili e militari,
consacrati e consacrate,
seminaristi, popolo santo di Dio,
oggi, XXIV domenica del Tempo Ordinario, siamo riuniti in preghiera nella nostra magnifica Cattedrale, chiesa madre dell’Arcidiocesi, per iniziare solennemente la visita pastorale, già indetta il 3 Giugno scorso, nella solennità di Santa Maria della Lettera, nostra Patrona.
In questo giorno particolare, la comunità ecclesiale – vescovo, ministri e fedeli –, come in un rinnovato cenacolo, implora il dono dello Spirito Santo per essere accompagnata in un cammino autentico di conversione e di rinascita, nello zelo dell’annuncio e della testimonianza di fede, nel tempo e nei luoghi ove la ferialità della vita si esprime.
La visita pastorale, in perfetta sintonia e naturale continuità con l’attuale sinodo, ci trova già “compagni di viaggio”, attraverso l’ascolto, la condivisione e la comunione fraterna.
Desidero rivolgermi a voi con le parole che l’apostolo Paolo ci ha consegnato nella seconda lettera ai cristiani di Corinto, che ho anche indicato come filo conduttore e titolo della visita pastorale: «noi infatti non annunciamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore: quanto a noi, siamo vostri servitori a causa di Gesù. E Dio che disse: “rifulga la luce dalle tenebre”, rifulse nei nostri cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria di Dio sul volto di Cristo. Noi però abbiamo questo tesoro in vasi di creta, affinché appaia che questa straordinaria potenza appartiene a Dio, e non viene da noi» (2Cor 4,5-7).
Il testo paolino, con determinazione e forza, proclama la preminenza e la virtuosità dell’humilitas (umiltà), indicando, contestualmente, i parametri di ogni relazione con i fratelli e con il creato, tanto all’interno del mondo ecclesiale – vescovo, presbiteri e fedeli – quanto al di fuori di esso, cioè con tutti coloro, di ogni razza, religione e condizione socio-culturale, che si rendono artefici della storia contemporanea.
“Un tesoro in vasi di creta”, perciò, è il tema dominante che ci accompagnerà nei contenuti e nelle modalità della visita pastorale.
Colto nel suo più ampio contesto, l’ispirato linguaggio dell’apostolo richiama percorsi di fedeltà al Signore: a prevalere è l’amore di Dio che, con la sua grazia, riempie e sostiene il nostro agire.
È Lui il Signore della storia!
E la storia di Dio, incontrando la nostra, diventa “storia di salvezza”. Noi, invece, fragili vasi di creta, nelle sue mani esperte di umanità diveniamo forti e, con testimonianza profetica, possiamo e sappiamo esprimerci con audacia.
Anche la Liturgia delle Ore di questi giorni, e segnatamente il testo di San Giovanni Crisostomo meditato lo scorso mercoledì, nella memoria liturgica del grande arcivescovo di Costantinopoli, ci incoraggia in tal senso. Così leggiamo: «Molti marosi e minacciose tempeste ci sovrastano, ma non abbiamo paura di essere sommersi, perché siamo fondati sulla roccia. Infuri pure il mare, non potrà sgretolare la roccia. S’innalzino pure le onde, non potranno affondare la navicella di Gesù. Cosa dunque dovremmo temere? La morte? “per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno” (Fil 1,21). […] L’esilio? […] La confisca dei beni? […]. Disprezzo le potenze di questo mondo […]. Non temo la povertà, non bramo ricchezze non temo la morte, né desidero vivere, se non per il vostro bene […]. Mi appoggio forse sulle mie forze? No […], ho con me la sua parola: questa è il mio bastone, la mia sicurezza, il mio porto tranquillo […]. Noi siamo un solo corpo, e non si separa il capo dal corpo, né il corpo dal capo. Anche se siamo distanti, siamo uniti dalla carità».
La visita pastorale, carissimi, è sostanzialmente un “evento ecclesiale” e come tale richiama la nostra identità di Chiesa; ci ricorda che Gesù è il “tempio” (cfr. Gv 2,19), il “capo” (Col 1,18), e noi siamo membra del suo corpo (cfr. Ef 5,30), chiamati a diventare sempre più, nella fedeltà alla nostra vocazione, tempio e dimora di Dio tra gli uomini.
Il Vangelo di Giovanni (2,13-17), nel racconto di Gesù che scaccia dal tempio i mercanti e i cambiamonete, sottolinea lo zelo di Gesù per la casa del Padre suo: «Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio, con le pecore e i buoi, gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato. I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: lo zelo per la tua casa mi divorerà».
Nell’ancor più antica narrazione evangelica di Marco, invece, viene consegnato l’insegnamento di Gesù sulla funzione del tempio come casa di preghiera: «Insegnava loro dicendo: “Non sta forse scritto: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le nazioni? Voi invece ne avete fatto un covo di ladri”» (Mc 11,17).
Vi esorto, pertanto, a riscoprire la bellezza del nostro essere “tempio di Dio” e “casa di preghiera”, ravvivando lo “zelo” con il quale ogni giorno ci presentiamo al cospetto di Dio, entriamo nella sua casa, nella sua dimora, per essere liberati da ogni morboso interesse e rimanere alla sua presenza per essere riempiti di gioia (cfr. Sal 21,6).
Durante la visita pastorale siamo chiamati ad accrescere la capacità di vedere con il cuore, di condividere, di dialogare, di supportarci gli uni gli altri, di camminare insieme. Tutte cose impossibili e irrealizzabili se storpiate da false identità.
L’ascolto fraterno non persegue finalità di indagini sociologiche, statistiche o di mercato, orientate a pianificazioni di proselitismo o acquisizioni di consenso; è piuttosto l’esperienza di una feconda condivisione di risorse che sa cogliere in ognuno la bellezza dei doni ricevuti. L’ascolto e la condivisione presuppongono, in coloroche liberamente vogliono farne esperienza, un supplemento di verità e di autenticità: di vita, di fede e di senso evangelico ed ecclesiale.
Ritengo perciò che la visita pastorale debba essere per la nostra amata Chiesa di Messina – Lipari – Santa Lucia del Mela un momento di grazia, per valorizzare ciò che in forza del Battesimo già siamo: “Chiesa”, “tempio”, “dimora” della presenza di Dio, “comunità ORANTE”.
Quali i tratti di una “comunità orante”?
Una comunità che prega sa benedire, chiedere, adorare, lodare, ringraziare; sa chiedere perdono, usare misericordia; sa riconciliare, intercedere. Una comunità che prega non giudica ma si fa carico dei dolori e delle fragilità del prossimo, guardando e imitando il suo divino modello, Cristo Gesù, che «non è venuto per essere servito ma per servire e per dare la sua vita in riscatto per molti» (Mt 20,28).
Vi chiedo, pertanto, di aiutarmi a vivere questo tempo come un’opportunità di penitenza e di conversione, un pellegrinaggio, verso il Tempio-Santuario di Dio che siete voi, pietre vive, edificate sulla «pietra scartata dai costruttori che è diventata testata d’angolo», Cristo Gesù, il Risorto.
Vi chiedo ancora di accompagnarmi con la preghiera per essere sostenuto nelle fragilità e nelle fatiche del cammino, per poter essere, insieme a voi, testimone e “pellegrino di speranza”. È quello che il Santo Padre Papa Francesco ci ha indicato per la celebrazione dell’anno giubilare del 2025.
Insieme alle riflessioni finora offerte, che mi auguro abbiano riscaldato il vostro cuore, è bello ed è anche utile ricordare quanto il Magistero della Chiesa propone per vivere con fedeltà la visita pastorale.
Nel Direttorio per il ministero pastorale dei vescovi, al numero 220, così leggiamo: «la visita pastorale è una delle forme collaudate dall’esperienza dei secoli, con cui il vescovo mantiene contatti personali con il clero e con gli altri membri del Popolo di Dio. È occasione per ravvivare le energie degli operai evangelici, lodarli, incoraggiarli e consolarli, è anche l’occasione per richiamare tutti i fedeli al rinnovamento della propria vita cristiana e ad un’azione apostolica più intensa. La visita [consente al vescovo] inoltre di valutare l’efficienza delle strutture e degli strumenti destinati al servizio pastorale, rendendosi conto delle circostanze e difficoltà del lavoro di evangelizzazione, per poter determinare meglio le priorità e i mezzi della pastorale organica. La visita pastorale è pertanto un’azione apostolica che il vescovo deve compiere animato da carità pastorale che lo manifesta concretamente quale principio e fondamento visibile dell’unità della Chiesa particolare.
Per le comunità e le istituzioni che la ricevono la visita è un evento di grazia che riflette in qualche misura quella specialissima visita con la quale il “supremo pastore” (1Pt 5,4) e guardiano delle nostre anime (cfr 1Pt 2,25), Gesù Cristo, ha visitato e redento il suo popolo (cfr Lc 1,68)».
La visita pastorale che oggi inauguriamo sarà vissuta tenendo conto di due importanti profili che pure delineano le modalità di conduzione della visita.
Vi sarà, innanzitutto, una fondamentale preoccupazione spirituale e pastorale per confermare – e se dovesse occorrere per rivedere – la bontà e l’incisività delle nostre iniziative di culto, di carità e di evangelizzazione; sarà anche avviata, come richiesto dalla natura stessa della visita, la verifica canonica delle nostre strutture e del ricco patrimonio artistico-culturale, per valutare se la gestione delle risorse si mantiene conforme alle leggi della Chiesa e dello Stato italiano.
Ai presbiteri, ai diaconi, ai consacrati, alle consacrate e a tutti gli operatori pastorali chiedo di vivere la visita pastorale come un lungo periodo di “Chiesa in missione”, come una vera “missione diocesana” che si propone di alimentare, nelle nostre comunità di fede, la gioia di annunciare il Vangelo e di testimoniarlo nell’oggi della storia.
Una particolare attenzione va rivolta, in questo periodo, alla valorizzazione degli organismi di partecipazione alla vita parrocchiale: il Consiglio Pastorale e il Consiglio per gli Affari Economici.
Raccomando, ancora, la tempestività e la regolarità di tutti gli adempimenti di legge, canonica e civile, avendo cura di consentire la tracciabilità dell’operato, consapevoli che agire nella legalità è già buona testimonianza di vita cristiana.
Gli organismi di consultazione parrocchiale, sotto questo aspetto, costituiscono sicuramente un ottimo supporto carismatico e professionale.
Sento anche il bisogno di chiedervi di avere, per tutto il tempo della visita pastorale – e in realtà anche oltre – uno sguardo particolarmente attento alla pastorale vocazionale, fondata non sul proselitismo ma sulla sincera convinzione che solo modelli di “santa vita sacerdotale” e “comunità oranti” favoriranno l’ascolto della chiamata del Signore, e tanti giovani, nella loro generosità, troveranno l’audacia di una pronta risposta.
Dal profondo del cuore e con sincera gratitudine desidero ringraziare quanti, già da tempo, si stanno adoperando per l’organizzazione della visita pastorale: il vescovo ausiliare e tutti i Convisitatori, la Commissione appositamente costituita, gli Uffici di segreteria, gli Uffici pastorali e tutti voi presbiteri che, spesso nel nascondimento, lavorate quotidianamente nelle nostre variegate e sempre belle comunità parrocchiali.
Grazie a voi, consacrati, consacrate, diaconi e ministri istituiti, ministranti, operatori pastorali e fedeli tutti di ogni età e condizione, presenti o lontani.
Grazie soprattutto ai tanti sofferenti, anziani, ammalati, carcerati e a coloro che, sinceramente, desiderano incontrare Gesù per essere consolati e guariti.
A loro dico: perdonateci!
A loro dico: coinvolgeteci!
A loro dico: coraggio, Gesù è vivo, venite e vedete.
La Vergine Maria, nostra Madre e Regina, ci assista, ci sorregga e interceda presso il Suo Figlio perché possiamo annunciarlo con gioia, servirlo con dedizione e amarlo nei nostri fratelli. Amen.
X Giovanni Accolla
Arcivescovo e Archimandrita
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